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Il genio eclettico di Giuseppe Sciuti


Il maggiore pittore di affreschi siciliano dell’Ottocento
di Santo Barbagallo

Alle falde dell’Etna, tra numerosi paesini e borghi, sorge Zafferana Etnea, proprio in questo ridente paesino, il 26 febbraio 1834, nasceva Giuseppe Sciuti, pittore architetto multiforme e molto prolifico.

Egli, sin da ragazzo, dimostrò una spiccata attitudine per il disegno e i colori, così venne affidato allo scenografo Giuseppe Distefano, passando poi alla scuola del pittore Giuseppe Rapisarda. Presso lo studio del maestro studiò ornato e prospettiva. Successivamente, Giuseppe Gandolfo gli consigliò di recarsi a Roma o a Firenze per affinare la sua tecnica pittorica.

Nel 1852, l’eruzione dell’Etna distrugge i poderi paterni, notevole fonte di reddito, ciò impedì a Sciuti di proseguire negli studi fuori dalla Sicilia. Fatto che lo costrinse a guadagnarsi da vivere presso un decoratore acese: Giuseppe Spina. È in questi anni che cominciò a dipingere le sue prime opere importanti, benché stilisticamente immaturo.

Tra queste opere spicca “l’Eruzione dell’Etna” (1852), conservato al Museo interdisciplinare regionale di Catania, e “San Giuseppe col bambino (1854)”, pala d’altare della Chiesa madre di Zafferana Etnea.

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Sciuti cominciò così a produrre lavori molto apprezzati, tanto da meritare da parte del Comune di Catania l’assegnazione di una borsa di studio. Ciò gli permise di recarsi a Roma e a Firenze, con la decisa volontà di perfezionare la sua tecnica e affermarsi come pittore di talento.

A Firenze si accosta ai macchiaioli e ai veristi e dipinge alcune opere quali “La Tradita” e “La vedova” che il Comune di Catania acquista a titolo di incoraggiamento. In breve le sue tele acquistarono un valore altissimo, prendendo un posto di rilievo nelle esposizioni d’arte nonché cospicui premi.

Cominciò così a viaggiare, fermandosi nelle città più importanti: Napoli, Sassari, Lugano, Londra, ricevendo l’apprezzamento dei più affermati pittori europei. Nel 1888 espose a Londra, presso il palazzo di Cristallo, tele che attirarono l’interesse degli inglesi
e invogliarono il colonnello F.T. North ad acquistarli tutti, per un valore di circa diecimila sterline.

Nel 1896 tornò a Catania per affrescare la volta e la cupola della” Basilica della Collegiata”. Quel periodo per Sciuti fu veramente fecondo, infatti produsse opere in grande quantità. Fra questi dipinti spicca la grande tela “Il Benessere e le Arti”, custodito presso il palazzo municipale di Zafferana Etnea. Dipinse anche la "Madonna dei Bambini”, opera molto delicata, conservata presso la chiesa” Sant’Agata la Vetere” di Catania.

Nel 1902 gli vennero commissionati diversi lavori ad Acireale, dove affrescò le volte del Palazzo Calanna, della cappella del Castello dei baroni Pennisi di Floristella e della chiesa Madre.

Sciuti, di bassa statura fisica amò, paradossalmente, dipingere tele di vaste dimensioni, solitamente non meno di m. 5 x 8.

A seguito della collaborazione con Domenico Morelli, nel 1870 gli fu commissionata la decorazione del sipario del teatro Verdi di Salerno. Arrivano anche le commissioni dei due più importanti teatri dell’Isola. Il Teatro Massimo di Palermo e il Teatro Bellini di Catania, per i quali realizzò rispettivamente il grande Telone che rappresenta “l’Uscita di Ruggero II dal Palazzo Reale dopo l’incoronazione” e per Catania il telone che rappresenta il Trionfo dei Catanesi sui Libici (12x14 m.).

Questo particolare dipinto fu una sua invenzione relativa a un fatto storico mai esistito, una tempera del 1833, che racconta una leggenda narrata da Pietro Carrera nelle sue Memorie Historiche della città di Catania, comunque accolto dai critici con grande entusiasmo. Il grade critico d’arte Maurizio Calvesi scrive un saggio su Giuseppe Sciuti. L’opera di Calvesi, oltre a essere una catalogazione completa della produzione del pittore siciliano, è anche una lettura articolata dell’intera produzione dell’artista.

Il critico inoltre si esprime su Sciuti dicendo che “La riscoperta delle voci più significative del poema artistico dell’Ottocento Italiano, racchiude certamente Sciuti, concordemente segnalato quale celebratore di grandi eventi storici su tele di grandi dimensioni.

In questo volume l’autore offre una lettura più articolata dell’intera produzione rapportata ai contesti politico-culturali alla luce delle quali la figura di Sciuti emerse. La sua produzione, molto copiosa, tanto che non esiste pinacoteca pubblica nel mondo che non possegga un lavoro di Sciuti. Così come non esiste prestigiosa collezione privata, dell’Ottocento, che non possegga un’opera a sua firma.

Molte delle sue opere sono esposte a Roma alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Galleria de’ Serpenti. A Catania sono conservate alcune tra le sue più importanti opere tra dipinti e affreschi: Passaggio dalle tenebre alla luce, la Madonna della Misericordia, Pellegrinaggio, I peccati capitali, l’Assunta, San Matteo, San Luca, San Giovanni, San Marco. Alcuni affreschi (1896-98) si trovano nella Basilica Collegiata di S. Maria dell’Elemosina di Catania.

Venne ragionevolmente considerato come il maggiore pittore di affreschi siciliano dell’Ottocento. Morì a Roma il 13 marzo 1911, nell’abitazione di Via de’ Villini fuori porta Pia, a 77 anni compiuti.

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Il genio eclettico di Giuseppe Sciuti


Il maggiore pittore di affreschi siciliano dell’Ottocento
di Santo Barbagallo

Alle falde dell’Etna, tra numerosi paesini e borghi, sorge Zafferana Etnea, proprio in questo ridente paesino, il 26 febbraio 1834, nasceva Giuseppe Sciuti, pittore architetto multiforme e molto prolifico.

Egli, sin da ragazzo, dimostrò una spiccata attitudine per il disegno e i colori, così venne affidato allo scenografo Giuseppe Distefano, passando poi alla scuola del pittore Giuseppe Rapisarda. Presso lo studio del maestro studiò ornato e prospettiva. Successivamente, Giuseppe Gandolfo gli consigliò di recarsi a Roma o a Firenze per affinare la sua tecnica pittorica.

Nel 1852, l’eruzione dell’Etna distrugge i poderi paterni, notevole fonte di reddito, ciò impedì a Sciuti di proseguire negli studi fuori dalla Sicilia. Fatto che lo costrinse a guadagnarsi da vivere presso un decoratore acese: Giuseppe Spina. È in questi anni che cominciò a dipingere le sue prime opere importanti, benché stilisticamente immaturo.

Tra queste opere spicca “l’Eruzione dell’Etna” (1852), conservato al Museo interdisciplinare regionale di Catania, e “San Giuseppe col bambino (1854)”, pala d’altare della Chiesa madre di Zafferana Etnea.

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Sciuti cominciò così a produrre lavori molto apprezzati, tanto da meritare da parte del Comune di Catania l’assegnazione di una borsa di studio. Ciò gli permise di recarsi a Roma e a Firenze, con la decisa volontà di perfezionare la sua tecnica e affermarsi come pittore di talento.

A Firenze si accosta ai macchiaioli e ai veristi e dipinge alcune opere quali “La Tradita” e “La vedova” che il Comune di Catania acquista a titolo di incoraggiamento. In breve le sue tele acquistarono un valore altissimo, prendendo un posto di rilievo nelle esposizioni d’arte nonché cospicui premi.

Cominciò così a viaggiare, fermandosi nelle città più importanti: Napoli, Sassari, Lugano, Londra, ricevendo l’apprezzamento dei più affermati pittori europei. Nel 1888 espose a Londra, presso il palazzo di Cristallo, tele che attirarono l’interesse degli inglesi
e invogliarono il colonnello F.T. North ad acquistarli tutti, per un valore di circa diecimila sterline.

Nel 1896 tornò a Catania per affrescare la volta e la cupola della” Basilica della Collegiata”. Quel periodo per Sciuti fu veramente fecondo, infatti produsse opere in grande quantità. Fra questi dipinti spicca la grande tela “Il Benessere e le Arti”, custodito presso il palazzo municipale di Zafferana Etnea. Dipinse anche la "Madonna dei Bambini”, opera molto delicata, conservata presso la chiesa” Sant’Agata la Vetere” di Catania.

Nel 1902 gli vennero commissionati diversi lavori ad Acireale, dove affrescò le volte del Palazzo Calanna, della cappella del Castello dei baroni Pennisi di Floristella e della chiesa Madre.

Sciuti, di bassa statura fisica amò, paradossalmente, dipingere tele di vaste dimensioni, solitamente non meno di m. 5 x 8.

A seguito della collaborazione con Domenico Morelli, nel 1870 gli fu commissionata la decorazione del sipario del teatro Verdi di Salerno. Arrivano anche le commissioni dei due più importanti teatri dell’Isola. Il Teatro Massimo di Palermo e il Teatro Bellini di Catania, per i quali realizzò rispettivamente il grande Telone che rappresenta “l’Uscita di Ruggero II dal Palazzo Reale dopo l’incoronazione” e per Catania il telone che rappresenta il Trionfo dei Catanesi sui Libici (12x14 m.).

Questo particolare dipinto fu una sua invenzione relativa a un fatto storico mai esistito, una tempera del 1833, che racconta una leggenda narrata da Pietro Carrera nelle sue Memorie Historiche della città di Catania, comunque accolto dai critici con grande entusiasmo. Il grade critico d’arte Maurizio Calvesi scrive un saggio su Giuseppe Sciuti. L’opera di Calvesi, oltre a essere una catalogazione completa della produzione del pittore siciliano, è anche una lettura articolata dell’intera produzione dell’artista.

Il critico inoltre si esprime su Sciuti dicendo che “La riscoperta delle voci più significative del poema artistico dell’Ottocento Italiano, racchiude certamente Sciuti, concordemente segnalato quale celebratore di grandi eventi storici su tele di grandi dimensioni.

In questo volume l’autore offre una lettura più articolata dell’intera produzione rapportata ai contesti politico-culturali alla luce delle quali la figura di Sciuti emerse. La sua produzione, molto copiosa, tanto che non esiste pinacoteca pubblica nel mondo che non possegga un lavoro di Sciuti. Così come non esiste prestigiosa collezione privata, dell’Ottocento, che non possegga un’opera a sua firma.

Molte delle sue opere sono esposte a Roma alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Galleria de’ Serpenti. A Catania sono conservate alcune tra le sue più importanti opere tra dipinti e affreschi: Passaggio dalle tenebre alla luce, la Madonna della Misericordia, Pellegrinaggio, I peccati capitali, l’Assunta, San Matteo, San Luca, San Giovanni, San Marco. Alcuni affreschi (1896-98) si trovano nella Basilica Collegiata di S. Maria dell’Elemosina di Catania.

Venne ragionevolmente considerato come il maggiore pittore di affreschi siciliano dell’Ottocento. Morì a Roma il 13 marzo 1911, nell’abitazione di Via de’ Villini fuori porta Pia, a 77 anni compiuti.

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Il genio eclettico di Giuseppe Sciuti


Il maggiore pittore di affreschi siciliano dell’Ottocento
di Santo Barbagallo

Alle falde dell’Etna, tra numerosi paesini e borghi, sorge Zafferana Etnea, proprio in questo ridente paesino, il 26 febbraio 1834, nasceva Giuseppe Sciuti, pittore architetto multiforme e molto prolifico.

Egli, sin da ragazzo, dimostrò una spiccata attitudine per il disegno e i colori, così venne affidato allo scenografo Giuseppe Distefano, passando poi alla scuola del pittore Giuseppe Rapisarda. Presso lo studio del maestro studiò ornato e prospettiva. Successivamente, Giuseppe Gandolfo gli consigliò di recarsi a Roma o a Firenze per affinare la sua tecnica pittorica.

Nel 1852, l’eruzione dell’Etna distrugge i poderi paterni, notevole fonte di reddito, ciò impedì a Sciuti di proseguire negli studi fuori dalla Sicilia. Fatto che lo costrinse a guadagnarsi da vivere presso un decoratore acese: Giuseppe Spina. È in questi anni che cominciò a dipingere le sue prime opere importanti, benché stilisticamente immaturo.

Tra queste opere spicca “l’Eruzione dell’Etna” (1852), conservato al Museo interdisciplinare regionale di Catania, e “San Giuseppe col bambino (1854)”, pala d’altare della Chiesa madre di Zafferana Etnea.

0011a

Sciuti cominciò così a produrre lavori molto apprezzati, tanto da meritare da parte del Comune di Catania l’assegnazione di una borsa di studio. Ciò gli permise di recarsi a Roma e a Firenze, con la decisa volontà di perfezionare la sua tecnica e affermarsi come pittore di talento.

A Firenze si accosta ai macchiaioli e ai veristi e dipinge alcune opere quali “La Tradita” e “La vedova” che il Comune di Catania acquista a titolo di incoraggiamento. In breve le sue tele acquistarono un valore altissimo, prendendo un posto di rilievo nelle esposizioni d’arte nonché cospicui premi.

Cominciò così a viaggiare, fermandosi nelle città più importanti: Napoli, Sassari, Lugano, Londra, ricevendo l’apprezzamento dei più affermati pittori europei. Nel 1888 espose a Londra, presso il palazzo di Cristallo, tele che attirarono l’interesse degli inglesi
e invogliarono il colonnello F.T. North ad acquistarli tutti, per un valore di circa diecimila sterline.

Nel 1896 tornò a Catania per affrescare la volta e la cupola della” Basilica della Collegiata”. Quel periodo per Sciuti fu veramente fecondo, infatti produsse opere in grande quantità. Fra questi dipinti spicca la grande tela “Il Benessere e le Arti”, custodito presso il palazzo municipale di Zafferana Etnea. Dipinse anche la "Madonna dei Bambini”, opera molto delicata, conservata presso la chiesa” Sant’Agata la Vetere” di Catania.

Nel 1902 gli vennero commissionati diversi lavori ad Acireale, dove affrescò le volte del Palazzo Calanna, della cappella del Castello dei baroni Pennisi di Floristella e della chiesa Madre.

Sciuti, di bassa statura fisica amò, paradossalmente, dipingere tele di vaste dimensioni, solitamente non meno di m. 5 x 8.

A seguito della collaborazione con Domenico Morelli, nel 1870 gli fu commissionata la decorazione del sipario del teatro Verdi di Salerno. Arrivano anche le commissioni dei due più importanti teatri dell’Isola. Il Teatro Massimo di Palermo e il Teatro Bellini di Catania, per i quali realizzò rispettivamente il grande Telone che rappresenta “l’Uscita di Ruggero II dal Palazzo Reale dopo l’incoronazione” e per Catania il telone che rappresenta il Trionfo dei Catanesi sui Libici (12x14 m.).

Questo particolare dipinto fu una sua invenzione relativa a un fatto storico mai esistito, una tempera del 1833, che racconta una leggenda narrata da Pietro Carrera nelle sue Memorie Historiche della città di Catania, comunque accolto dai critici con grande entusiasmo. Il grade critico d’arte Maurizio Calvesi scrive un saggio su Giuseppe Sciuti. L’opera di Calvesi, oltre a essere una catalogazione completa della produzione del pittore siciliano, è anche una lettura articolata dell’intera produzione dell’artista.

Il critico inoltre si esprime su Sciuti dicendo che “La riscoperta delle voci più significative del poema artistico dell’Ottocento Italiano, racchiude certamente Sciuti, concordemente segnalato quale celebratore di grandi eventi storici su tele di grandi dimensioni.

In questo volume l’autore offre una lettura più articolata dell’intera produzione rapportata ai contesti politico-culturali alla luce delle quali la figura di Sciuti emerse. La sua produzione, molto copiosa, tanto che non esiste pinacoteca pubblica nel mondo che non possegga un lavoro di Sciuti. Così come non esiste prestigiosa collezione privata, dell’Ottocento, che non possegga un’opera a sua firma.

Molte delle sue opere sono esposte a Roma alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Galleria de’ Serpenti. A Catania sono conservate alcune tra le sue più importanti opere tra dipinti e affreschi: Passaggio dalle tenebre alla luce, la Madonna della Misericordia, Pellegrinaggio, I peccati capitali, l’Assunta, San Matteo, San Luca, San Giovanni, San Marco. Alcuni affreschi (1896-98) si trovano nella Basilica Collegiata di S. Maria dell’Elemosina di Catania.

Venne ragionevolmente considerato come il maggiore pittore di affreschi siciliano dell’Ottocento. Morì a Roma il 13 marzo 1911, nell’abitazione di Via de’ Villini fuori porta Pia, a 77 anni compiuti.

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